Il 9 settembre The Economist ha pubblicato un lungo articolo sul social shopping.
Molto interessante perché non si sofferma sugli aspetti di costume o le note di colore, ma perché fa vedere delle prospettive e delle tendenze evolutive del commercio online.
- La prima generazione di siti ecommerce era una infilata di prodotti a catalogo. E questi sappiamo come sono e come funzionano
- Una seconda generazione di ecommerce è rappresentata da siti con le radici nel mondo offline e che cercano di guidare i clienti ai negozi reali. Gli esempi di successo sono Vente Privée , Gilt Group, ecc
- Una terza generazione è rappresentata da Groupon, Lockerz, Swipely, ed altri ancora che combinano social network, comunità, recensioni, acquisti, condivisione, ecc
“Qualunque sia il destino delle singole imprese e dei modelli di vendita, l’ e-commerce è destinato a diventare più sociale, predice Sonali de Rycker di Accel Partners, una società di venture capital, ….anche se molti pionieri finiranno con le frecce nella schiena. “
Rimando alla lettura dell’articolo Selling becomes sociable che è sicuramente più esplicativo di un riassunto.
Le idee consolidate dei venditori
E’ curioso notare come l’atteggiamento prevalente del venditore sia conservativo (paura di perdere ciò che si è acquisito), mentre il cliente sposta sempre in là l’asticella del suo interesse e della sua soddisfazione.
Dal mio punto di vista è ancora più interessante notare come, nella realtà dei fatti, la proposta di quelli che sono definiti Nuovi Negozi Online non faccia altro che mutuare l’esperienza dei migliori negozianti che hanno sempre prodotto innovazione, i commercianti sempre attenti agli interessi della loro clientela. Non si vende solo con tecnicismi e con l’idea che ad azione meccanica corrisponde reazione meccanica.