Costruire e gestire una comunità online non è semplice né immediato. Richiede dedizione, capacità, tempo da dedicare. E’ un lavoro lungo e paziente che riempie di soddisfazione, ma che è anche faticoso. Senza sforzi e senza un impegno preciso, non si costruisce una comunità online vitale.
Qui ci sono alcuni elementi che possono essere utili a chi si accinge a questa impresa.
1 – Obiettivo: evidenziare l’obiettivo della comunità
Come è possibile mobilitare i membri attuali e futuri senza un chiaro obiettivo condiviso da tutti ?
Adottare un obiettivo dovrebbe essere contagioso per tutti i partecipanti. In effetti l’obiettivo è una promessa coerente con il nome della comunità. Un obiettivo dovrebbe poi essere riassunto in una frase.
Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita.
2 – Motivare: Offrire un vero motivo di partecipazione ai vostri membri
Quali sono i vantaggi concreti che un membro ottiene quando partecipa alla comunità ?
Le motivazioni sono varie e diverse come tante sono le comunità possibili. Può essere una serie di convenzioni che abbassano alcuni costi e portano vantaggi alle attività economiche, la partecipazione personalizzata e gratificante ad eventi, l’esibizione di alcune insegne (a tutti piace indossare dei gradi..), usufruire di sconti e promozioni su prodotti e servizi. A volte per giustificare una iscrizione è importante la partecipazione di qualche personaggio conosciuto nelle discussioni. Attenzione che anche in ogni caso le promesse debbono essere mantenute e se le motivazioni sono tante, sono tutte ugualmente importanti.
3 – Il community manager deve tutelare gli interessi della comunità.
Il ruolo del community manager è guidare, arbitrare, dirimere, essere un punto di riferimento
La community produce contenuti che debbono essere valorizzati. Valorizzare e sostenere i contenuti della community è il compito del community manager.
Attenzione sempre al possibile conflitto di valori, soprattutto quando la community è in qualche modo “parte” di un’azienda. La situazione è potenzialmente esplosiva perché la community tende ad inserirsi anche in processi decisionali che non le competono.
In questi momenti di difficoltà si nota la stoffa del community manager: la sua capacità di servire gli interessi ed i discorsi della community e di non derogare dai criteri di valore dell’azienda.
4 – Gratificare i vostri partecipanti, dando loro il modo per essere realmente ambasciatori
Badges, gratificazioni, kit…
Pensate a delle utilità che vi aiutino a diffondere il messaggio e al fatto che non si creino scalini, blocchi e difficoltà di accesso. E’ normale che ci sia un conflitto di anzianità, di età, di partecipazione, di esperienza. Il problema è come risolvere positivamente tutte queste tensioni, trasformandole in strumenti di emulazione.
Regole di funzionamento, wiki, faq, evitando una soluzione dirigista.
5 – Valorizzare la presentazione dei partecipanti
Se all’atto dell’iscrizione non si chiede alcun dato obbligatorio, si potrebbe però rendere più visibili coloro che hanno un profilo completo. Oppure può essere utile partire dal riconoscimento tramite i profili esistenti, Facebook, Twitter, Google. L’obiettivo è avere un luogo di reciproca conoscenza.
6 – Occupare i partecipanti nelle attività e premiare i più attivi.
Il principale motivo di partecipazione ad una comunità è: essere riconosciuto dagli altri.
Essere attivi è una opportunità e deve esserci un meccanismo che premia i più attivi e disponibili. Citazioni, link preferiti. Elementi tangibili di riconoscimento sul profilo dell’utente: numero di pubblicazioni, commenti, citazioni.
7 – Feedback dalla comunità
C’è sempre chi ne sa di più, così vale la pena ascoltare i commenti e le opinioni. Il community manager è colui che comunica le azioni intraprese in risposta ai desideri della comunità. Ma è anche colui che tiene fermi i rapporti e distinti i ruoli. I potenziali conflitti sono quando la community entra nelle decisioni aziendali. Questo succede quasi naturalmente perché alcuni principi identificativi sono positivi e non eliminabili. Tenere fermo il discrimine delle decisioni e dei ruoli è compito non facile, a volte gravoso, ma indispensabile.
8 – Regole di funzionamento della comunità
Le regole devono essere chiare, precise, non equivocabili. Non devono essere scritte in linguaggio legale, ma discorsivo e comprensibile. Una carta etica di partecipazione, le regole editoriali, le condizioni di appartenenza al gruppo, le regole sui dati personali, la protezione della proprietà intellettuale…
Le linee guida della community di Flickr sono un ottimo esempio
9 – Promuovere i contatti nella vita di ogni giorno.
Una comunità vivace ed attiva è una comunità che partecipa alla vita di ogni giorno. Anche in questo caso sono molte le cose che si possono fare: un calendario condiviso degli eventi, incoraggiare i partecipanti ad incontrarsi in momenti conviviali e di discussione, organizzare meeting, riunioni, sia a carattere ludico ricreativo che di approfondimento e condivisione di conoscenza.
10 – Iniziare da piccoli per diventare grandi.
E’ una banale legge di natura: se la comunità cresce più velocemente in termini di costi, tempo dedicato, energie e risorse, che la comunità stessa, allora è condannata.
Nella logica delle cose e nella realtà dei fatti, sono molte più le comunità che si arenano e si esauriscono, di quelle che crescono e si sviluppano.
Sembra tutto facile quando la buona volontà e l’entusiasmo iniziale fa premio su qualsiasi altra considerazione. Poi succede che i volontari si stancano, l’entusiasmo iniziale si affievolisce e la comunità si spegne.
Ecco perché un lo sviluppo di una comunità online deve partire da un modello preciso di gestione e sviluppo fin dal momento del loro concepimento.