A cosa serve un negozio? Un negozio è il luogo fisico in cui si incontrano i clienti, si offrono loro prodotti e si cerca di far comprare qualcosa ai clienti.
Negli anni il negozio si è trasformato.
Prima la merce era dietro il banco di vendita che serviva come superficie per la presentazione del prodotto, poi è arrivato lo scaffale libero con il cliente che gira, guarda e tocca la merce esposta.
Il negozio è cambiato e la spettacolarizzazione della merce ha creato i “negozi esperienziali”. Non certo per rispondere alla sfida dell’ecommerce, visto che l’esperienza in negozio ha date che precedono la vendita online.
Basta andare con il ricordo ai negozi degli anni ’80/90 con Ralph Lauren, Fiorucci, Victoria’s Secret, Agent Provocateur, senza considerare che Hard Rock Café è del 1971…
Semmai e solo successivamente all’avvento dell’ecommerce, la vendita in negozio ha accelerato verso tante sperimentazioni, tutti i i tipi di sperimentazione che lo spazio fisico potesse mettere a disposizione.
Prova l’arrampicata nei negozi Sportler, fai un tiro in porta da Nike, comprendi la ruota dei profumi da Sephora, impara a truccarti nel negozio di cosmetici, prova a giocare con una console in un negozio ancora diverso, tocca, annusa, prova i prodotti senza confezione, in un negozio Lush.
In questo cambiamento si sono affermati due principi fondamentali:
- Non è importante se il cliente che entra in negozio, non compera.
Se ha una esperienza interessante, tornerà. - È importante costruire comunità intorno ai negozi, con le aziende che vogliono capire come creare esperienze significative.
Per pochi, non per tutti
Si è diffusa ad ogni livello la sindrome degli oggetti luccicanti.
Rinnovi costanti di arredamento e di esposizione della merce, con le aziende che costruiscono marketing per generare scalpore ripetuto nel negozio per vendere, anche se non produce ritorni sugli investimenti.
E se questo meccanismo magari ha funzionato per pochi brand e poche installazioni, è stato comunque seguito anche da medi operatori commerciali, che hanno investito sperando nella creazione di esperienze, senza che fossero rilevabili dal consumatore.
Lo stesso consumatore, per inciso, che solo pochi anni prima aveva l’esperienza della scoperta del prodotto nel negozio, oggi scopre il prodotto online ed arriva con un sovraccarico di informazioni a farsi un giro in negozio.
L’unica, vera e massima esperienza del 2020 – il Coronavirus – ha cambiato tutto e non si capisce quanto durerà il cambiamento. Sul breve termine vediamo gli effetti, sul medio e lungo termine lo capiremo.
Perché entrare e uscire da negozi di bellezza quando i tester non sono accessibili o il cliente ha paura ad usarli?
Quando tornare a sdraiarsi su un materasso per provarlo?
Il calo delle vendite nei negozi non è solo dovuto alla precarietà di una situazione economica che potrebbe essere più difficile della pandemia
Dati e sensazioni.
Coresight Research pubblica report aggiornati sull’andamento del Retail in US e in UK
First Insight ha pubblicato dati analoghi, sempre riferiti a mercati diversi dal mercato domestico italiano.
La sensazione è che
- sia diminuita la preoccupazione generale per ammalarsi, grazie al sole, le belle giornate, l’effetto dell’estate;
- permangono i tagli alla spesa personale e famigliare, in molti casi per problemi oggettivi, in altri per misura di prudenza;
- più della metà delle persone non si sente sicuro a toccare e provare oggetti per l’acquisto personale;
Piazze, centri commerciali, vie commerciali, luoghi centrali che erano una occasione di incontro di persone che uscivano di casa per acquistare, oggi sono quasi deserti. Significa che le persone vedono i negozi in modo diverso da prima.
Visitare i negozi fisici, affollare un centro commerciale, entrare nel centro storico di una città, è ancora inquietante per i clienti.
Non saranno gli imminenti saldi che cambieranno la situazione. Non è una questione di anticipo delle date. L’eccesso di offerta a prezzi calanti è una costante da maggio ad oggi e nemmeno le vendite online hanno assorbito le vendite mancanti in negozio. È una condizione generale delle persone che potrebbe aggravarsi se peggiora il quadro economico generale.
A settembre sarà peggio?
Svanito l’effetto estate e vacanze, ogni settembre è il vero inizio di nuovo anno. Chi comprerà, cosa comprerà, quanti saranno i negozi e gli esercizi pubblici che riapriranno? Come sarà la ripresa dell’anno scolastico? Quanti torneranno al lavoro negli uffici? Come cambia il rapporto tra le persone e la città? Con le ore di sole che diminuiscono, quanto conterà “l’effetto grotta”?
La grande questione.
Se, per garantire le persone in negozio, devi mettere in atto grandi misure di sicurezza, perché le persone dovrebbero venire in negozio, se possono comprare sicure da casa, anche se comprano meno? Share on X
Quanti e quali saranno i cambiamenti a lungo termine?
Continuando questo esercizio di pensiero e di immaginazione, i negozi fisici, ma anche le vendite online, hanno ancora molto da inventare, visto che la vendita non è solo questione di sensazioni, vista, tatto, udito e olfatto.
I rivenditori, molti rivenditori, hanno saltato molte spese dall’inizio dell’anno, compresi i canoni di locazione e si trovano già ora in condizioni difficili.
Si potranno mantenere le promesse di consegna gratuita in giornata, come cortesia per il cliente?
Il ritiro sul marciapiede, a bordo strada, potrà essere mantenuto? Quanto porta via ad un negozio sugli acquisti di impulso che si potrebbero ottenere quando il cliente entrasse in negozio?
Non è giusto far felici i clienti e chiudere le attività. Share on X