Il fenomeno è così importante che ormai nessuna azienda pensa che sia il caso di lasciar perdere e non costruire una presenza sui social networks. In parte è ancora vista come una scorciatoia a buon mercato, in parte è preso come parte di un progetto complessivo.
Un elenco di errori frequenti è utile per capire come affrontare correttamente le cose da fare e non fare.
Seguire tutto e tutti.
I social network si chiamano “sociali” per una ragione precisa, ma nessuno obbliga ad aggiungere tutto e tutti, magari nel tempo più breve possibile. Ottenere il successo nei social media è la stessa cosa che nel marketing, nelle vendite e nelle relazioni con la stampa: gli obiettivi si raggiungono uno alla volta.
Essere dispersivi.
E’ il corollario all’affermazione precedente. E’ difficile non essere dispersivi se si deve essere dappertutto. E’ più facile definire a monte quali sono le reti sociali più interessanti e concentrarsi su quelli.
Pensare di dover correre uno sprint.
Non è una gara di velocità, ma una maratona. Le aziende che non sono pronte per un lavoro di lungo periodo, cadono inevitabilmente. E’ davvero poco produttivo iniziare a lavorare con una comunità per poi abbandonarla per strada.
Far gestire il profilo aziendale alle persone meno qualificate.
Non credo che la qualifica più importante sia avere 3000 amici su Facebook. Una iniziativa sociale per un’azienda è troppo importante per essere gestita solo sulla base del numero di contatti di un dipendente a cui affidare la gestione. Sono coinvolte capacità che hanno bisogno di una formazione. Va valutato ogni caso e potrebbe essere utile avere un community manager, uno specialista in social media marketing. Figure che possono essere esterne all’azienda, come anche si può prevedere un trasferimento di competenze a seguito di una adeguata formazione in azienda.
Non formare le persone della tua azienda.
La formazione non coinvolge solo chi sarà il responsabile delle reti sociali, ma dovrebbe coinvolgere tutti i dipendenti. Le aziende dovrebbero definire una sorta di Carta delle Regole e consigliare i dipendenti su come usare con profitto i social network: aiuta ad aumentare anche la reputazione complessiva dell’azienda.
Pubblicare tutto senza riflettere.
Il concetto di network in tempo reale favorisce l’idea “prima pubblico, poi penso”. In realtà il pensiero dovrebbe sempre precedere l’azione. Un conto è lavorare sul proprio profilo personale, un conto è impersonare un ruolo aziendale che deve corrispondere all’immagine, ai valori e ai contenuti dell’azienda.
Creare una pagina Facebook e aprire un account su Twitter non costa nulla. Bene. Ma la gestione di questi profili richiede tempo, risorse, strategia, persone. Un’azienda non può permettersi di sottovalutare questi costi.
Ignorare le analisi.
A volte la molla che spinge sui social network è il fastidio per la web analytics e l’analisi dei dati di un sito web che sembra sempre poco convincente, faticosa e soprattutto fastidiosa (ti dice le cose che non vorresti udire…). Ecco che il magico mondo sociale sembra alla portata e ci si illude che il successo sia alla portata di mano.
La buona notizia è che sperimentare cose nuove fa sempre bene. La cattiva notizia è che tutte le azioni possono essere valutate e si può misurare la loro influenza sulla creazione di valore del marchio e sul business in generale.
Pensare che non si possa stimare il ROI.
Anche questo è il corollario del punto precedente. Essere presenti è molto importanti, ma pensare che sia impossibile stimare il ROI è una sorta di alibi per far finta che tutto sia permesso. E’ importante essere presenti, ma è importante darsi un obiettivo e valutare il progresso.
Pensare di conquistare tutto.
I social media hanno dei limiti, come ogni altra attività umana. Per esempio: possono non generare vendite, ma aumentano la fiducia del cliente e generano un flusso di informazioni positivo. La cosa importante è essere realistici nelle aspettative, costruire un progetto adeguato, dotarlo delle risorse necessarie, affiancare gli strumenti adatti e lavorare con passione.