Il Parlamento europeo ha adottato tre proposte che invitano la Commissione a rivedere completamente il suo pacchetto legislativo sui servizi digitali.
Queste regole fanno parte del futuro Digital Services Act (DSA), un testo che sarà presentato a dicembre 2020 e il cui obiettivo è quello di rivedere le norme esistenti sulla regolamentazione delle piattaforme online.
Secondo i deputati europei, tutti i fornitori di servizi digitali stabiliti in paesi terzi – come Facebook o Amazon – dovranno conformarsi al pacchetto legislativo sui servizi digitali, quando i loro servizi sono destinati anche agli utenti dell’Unione europea.
Obbligo di notifica per contenuti illegali
Gli utenti della piattaforme dovrebbero poter notificare agli intermediari online i contenuti e le attività potenzialmente illegali.
Queste notifiche dovrebbero consentire agli intermediari di reagire rapidamente ed essere più trasparenti sulle misure adottate contro i contenuti potenzialmente illegali.
Inoltre, gli utenti potrebbero chiedere un risarcimento tramite un organo nazionale di risoluzione delle controversie.
Il Parlamento europeo ritiene inoltre che le piattaforme non dovrebbero essere in grado di effettuare controlli ex ante sui contenuti dannosi o illegali. La decisione se il contenuto sia legale o meno dovrebbe essere presa da una magistratura indipendente e non da società private, sostengono i deputati.
Senza citarla esplicitamente, questa proposta fa riferimento all’Oversight Board di Facebook.
Composto da 40 personalità, questo organo è responsabile della risoluzione delle controversie relative ai ritiri di pubblicazione sul social network.
Come reazione alla pubblicità per la vendita di farmaci o dispositivi medici falsi durante la pandemia di Covid-19 , si propone di istituire un principio di conoscenza dei clienti commerciali, che chiede di monitorare le aziende e impedire di utilizzare i servizi delle piattaforme per condividere o vendere prodotti illegali.
Divieto graduale di pubblicità mirata.
Il Parlamento Europeo invita a regolamentare in modo rigoroso la pubblicità mirata per favorire pubblicità meno intrusive e contestualizzate che richiedano meno dati e non dipendano dalle precedenti interazioni degli utenti con i contenuti.
L’obiettivo è una eliminazione graduale che arrivi ad un divieto.