L’apertura a Roma di un negozio Muji è l’occasione per riflettere sul brand giapponese che vende tutto senza marchio ed irriconoscibile se portato fuori dal suo contesto. E come le merci perdano e riacquistino una vita ed un senso se sono contestualizzate.
Adoro Muji da sempre.
In Italia è presente a Milano, Torino e Roma ed il sito web in italiano si trova su questo indirizzo
Il nome deriva da Mujirushi ryohin, prodotti di qualità senza marchio. E la peculiarità dei prodotti Muji è che sono senza marchio evidente e riconoscibilissimi al tempo stesso e fortemente connotati.
Eppure l’abbigliamento ha solo l’etichetta della composizione, le lattine sono puro alluminio, le scatole solo cartone, le matite non hanno nemmeno il numero di identificazione della mina interna. E così penne, divani, beauty case, piatti, bicchieri e pantaloni. Muji vende di tutto e la visita in un negozio Muji serve a capire come si può organizzare uno spazio espositivo, anche piccolo, mettendo moltissima merce e dando una impressione di completezza dell’assortimento e di scelta.
Oppure come presentare la merce sul web, rispettando la stessa concezione espositiva e culturale che connota questo brand no-brand.
Un giro sul sito web e si ha la stessa emozione che entrare nel negozio: esposizione ordinata, linguaggio chiaro ed immediato, una sensazione di pulizia e serenità. Prodotti forse da single, magari da radical chic, ma è difficile sfuggire al fascino della proposta, non in quanto tale, ma per la sua presentazione. Al punto che un singolo oggetto Muji, portato a casa, si rivela per quello che è: un oggetto povero e banale, magari pagato anche caro. Ma più oggetti Muji messi assieme ricreano per il compratore quell’alone che ha percepito quando ha comperato.
Merita una visita, sia in negozio, che sul sito web.