Molto spesso si parla dell’avvenire del commercio nei centri urbani. Solo quindici anni fa il commercio nei centri urbani era molto vario: fornai, cartolerie, elettrodomestici, fiorai, abbigliamento, scarpe, gioielli. Oggi le vie dei centri storici negozi tutti uguali, mono prodotto, con un forte turnover nella conduzione dell’azienda, costi sostenuti ed allestimenti molto simili tra loro.
Se guardiamo a cosa è successo negli anni passati possiamo dedurre che l’avvento della grande distribuzione è stato devastante per le attività commerciali nei centri medi e piccoli, molto più che nei grandi centri urbani.
La stessa cosa può avvenire con la vendita online: è nel centro urbano medio che colpisce di più, perché basta poco a spostare valori significativi che significano la scomparsa di redditività per le aziende esistenti.
Cambio di paradigma.
L’ecommerce non è la grande distribuzione, che ha avuto il merito di abbassare il prezzo al consumatore permettendo ad un maggior numero di persone di accedere ad una gamma più vasta di prodotti.
L’e-commerce è soprattutto un grande cambiamento di paradigma dove cambia significativamente il rapporto tra consumatori e commercianti.
Se guardiamo le cose da un lato, Internet ha esacerbato la concorrenza sui prezzi, se guardiamo al beneficio al consumatore, la rete permette di trovare prezzi ancora più bassi di quanto non sia possibile nella grande distribuzione con serie ancora più vaste di merci.
Per contro le mappe della distribuzione sono rimescolate a velocità elevata.
Ci sono forti segnali che in molti settori le cose stiano cambiando. Nel 2009 la tedesca Quelle, il simbolo della prosperità per le famiglie tedesche, ha chiuso i battenti. A settembre 2012 è stata presentata a Francoforte istanza di fallimento per Neckermann, a cui non è bastato passare dalla vendita per corrispondenza alla vendita online. Il gruppo francese PPR sta pensando di cedere FNAC e LaRedoute–
Le grandi catene di vendita di prodotti elettronici e di elettrodomestici devono fare quotidianamente i conti con margini sempre più ridotti, alta concorrenza , costi di gestione in salita e stanno ripensando il loro modello di business.
In questo panorama sono però nati migliaia di commercianti che offrono prodotti innovativi e di nicchia, conquistando spazio e redditività.
Nuovi modi di vendita e di presentazione del prodotto.
E’ sicuro che alcuni tipi di impresa sono destinati a sparire e pensare di salvarli appartiene ad una patologia, non alla realtà dell’economia. E’ una battaglia di retroguardia che combattono i piccoli commercianti dei centri storici che sono già con un piede nella fossa. A questa visione perdente si deve contrapporre una visione più ottimista in cui appaiono nuove modalità di vendita.
Non è stupido pensare che il negoziante locale possa essere il tramite attivo che miscela vendita tradizionale e vendita a distanza. “Se non è in negozio, puoi ordinarlo e ritirarlo o riceverlo a casa”. Potrebbe essere sia un venditore puro, che avere un ruolo di ricognizione sul web per un consumatore sempre di fretta, come essere il terminale di una catena di distribuzione, con una remunerazione concessa per guadagnare tempo prezioso.
La situazione non è statica , siamo lontani da avere stabilità nella distribuzione. I vincitori di oggi possono essere i perdenti di domani e viceversa.
A un certo punto, i fondamentali finanziari svolgono per intero il loro lavoro e saremo in grado di scoprire i veri padroni del mercato.
Chi sarà? Secondo te?