La struttura commerciale generale sta cambiando rapidamente
ed il mutamento non avviene per lente modifiche, ma per cambi repentini.
Siamo abituati a pensare ad una organizzazione commerciale divisa tra piccola e grande distribuzione, centri storici e grandi superfici e poi diamo una parte più o meno consistente al commercio online. Generalmente attribuiamo il commercio online all’una o all’altra delle categorie in funzione del tipo di prodotto. Se è un prodotto di nicchia allora appartiene alla piccola e media distribuzione, se è un prodotto di largo consumo allora senza dubbio è grande distribuzione.
Non solo. Ma se domandiamo agli operatori come sarà il commercio online del futuro, la risposta è : “come oggi, solo un po’ migliore “ che è come scoprire l’acqua calda.
C’è da dire che nella gran parte dei casi, il commerciante online ha un atteggiamento più conservatore del suo collega sulla strada; guarda meno in giro, si sente arrivato ed è poco sensibile all’innovazione, ma anche all’analisi della realtà.
Una situazione che verifico spesso, quando tengo incontri con i commercianti delle associazioni per spiegare loro le potenzialità che stanno in una ibridazione dei generi, inserendo il commercio online nelle loro attività.
Sembra che si sia talmente abituati al sistema attualmente in corso che solo immaginare un ecommerce differente sembra impossibile. Eppure solo dieci anni fa sembrava impossibile la sola idea di ecommerce diffuso…
Le nuove possibilità di ecommerce sono possibili fin da ora solo a guardare con attenzione alcune cose.
In questo ambito ci sono molte novità.
Come Google ha smesso di usare un database relazionale per amministrare la massiccia banca dati degli inventari, così Amazon ha costruito una struttura ottimale di dati. Solo così Amazon fa accedere milioni di utenti al proprio universo di prodotti ed in aggiunta riece a stilare classifiche e consigli personalizzati.
La ricerca in un grande elenco, o l’ago nel pagliaio
Amazon dal dicembre 2007, Google dal maggio 2008, hanno permesso di scrutare nel pensiero di questi due grandi amministratori di dati: prodotti da una parte ed informazioni dall’altra.
Da leggere l’articolo su GigaOm.com “Amazon simple DB101 and why it matters“.I dati non sono più catalogati nel senso classico, ma conservati in modo più semplice e facile da gestire.
Google identifica Bigtable come un magazzino per dati strutturati ed Amazon descrive in questo modo Amazon SimpleDB
“A traditional, clustered relational database requires a sizable upfront capital outlay, is complex to design, and often requires a DBA to maintain and administer.
Amazon SimpleDB is dramatically simpler, requiring no schema, automatically indexing your data and providing a simple API for storage and access.
This approach eliminates the administrative burden of data modeling, index maintenance, and performance tuning.
Developers gain access to this functionality within Amazon’s proven computing environment, are able to scale instantly, and pay only for what they use.”
E’ affascinante vedere come il modello di tabella (e le relative strutture di directory e catalogo) stiano perdendo di importanza nel mondo dei database. I dati sono semplicemente imballati in una grande lista di oggetti complessi e poi con semplici operazioni sono valutati e filtrati.
Sembra quasi che le strutture che siamo abituati ad immaginare siano in dissoluzione e si riesca a vedere a livello del contenuto. Anche eBay sembra abbia imboccato questa stessa direzione con la prossima implementazione della inserzione multipla a scelta e con la integrazione della ricerca in un catalogo enorme dato dalla serie storiche di dodici anni di ricerche strutturate.
Un primo passo sembra essere la riduzione delle categorie e l’ampia possibilità di descrizione data dalle caratteristiche personalizzate.
Per l’e-commerce questo significa lentamente allontanarsi dal pensiero dei dati già strutturati e di rivolgersi a soluzioni che permettono un più alto livello di libertà e di possibilità di gestione.
Forse, invece di parlare di continuare a parlare di cataloghi di prodotti, si dovrebbe invece iniziare a parlare in termini di prodotto singolo o, appunto, di product clouds.
Come dire che il modello del futuro prossimo potrebbe essere il cestone che si trova nel banco del mercato rionale.
A dimostrazione che la rete sempre più attinge dalla vita reale e non è possibile distinguerla: se le persone sono le stesse ed i comportamenti uguali, ne consegue anche il resto.
Una specie di passo indietro, per andare avanti, come scrive così bene David Weinberger in “Everything is Miscellaneous: The Power of the New Digital Disorder”.